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 gennaio e passato quasi completamente sotto   cese, e nei sanguinosi mesi della Guerra Civile spagnola,   il partito meridionale (in testa Luigi Cacciatore) remasse   limite della consunzione fisica – durante la cam-
 silenzio. Ma si sa come vanno le cose in que-  davanti ai massacri dei miliziani franchisti.  apertamente in quella direzione, non condivise mai il diktat   pagna per il referendum istituzionale di cui fu il
 sto Paese: la dimensione dell’eterno presente   Mai, nemmeno per un attimo, Nenni smarrì la sua perso-  di Mosca. In realtà non l’avrebbe mai fatto proprio. Fino   mattatore assoluto, con comizi memorabili. Suo
 in cui galleggiamo schiaccia, assottiglia, riduce   nale bussola, riassunta dal binomio “Repubblica e Socia-  al punto di rifiutare l’ingresso come ministro nel secondo   lo slogan – rimasto, diremmo con termini mo-
 ad una striscia sottile la prospettiva storica. La   lismo”. Uno schema del cuore, prim’ancora che della ra-  gabinetto Badoglio e nel secondo governo Bonomi. Arri-  derni, una sorta di claim di quella tornata eletto-
 comunicazione (giornali, cinema, televisione)   gione, che nella sua declinazione libertaria, antiautoritaria,   vando addirittura a ritirare l’appoggio del partito al terzo   rale – “la Repubblica o il caos”.
 che ha preso il posto della politica ha trovato   consiliarista, si sarebbe mantenuto per lungo tempo molto   governo Bonomi, accusato in un documento della direzio-
 più comodo commemorare il “figlioccio” Cra-  lontano dal modello dei Soviet, almeno dal 1956 in poi.   ne di “umiliare i nuovi organismi sorti nel Paese attraverso   Alla fine della corsa, la sintesi del suo pensiero
 xi perché l’ansia di interpretare il presente ci   (Nonostante Ferruccio Parri si dicesse “convinto” che l’u-  la lotta di Liberazione nazionale e di restaurare la vecchia   sul delicatissimo passaggio storico che il Paese
 spinge ormai quasi esclusivamente, in un moto   nico che aveva in testa di fare la Rivoluzione in Italia fosse   Italia burocratica e monarchica”.  aveva davanti la ritroviamo nell’editoriale che
 retroverso dal respiro così corto da rasentare   lui, Nenni. “Ma – aggiungeva poi il Comandante Maurizio   Dell’atteggiamento del segretario della Dc, invece, sappia-  scrisse per l’Avanti! il giorno del voto. Una sorta
 l’apnea, a interrogare il passato prossimo. Col-  – per fortuna c’è Togliatti che lo tiene a bada”).  mo quello che lo stesso Nenni, molti anni dopo, rivelò a   di piccolo, illuminante, compendio della nostra
 pevolmente trascurando quello remoto. A quel   E’ ormai pacificamente riconosciuto che, ottenuto dal luo-  Giuseppe Tamburrano nell’“Intervista sul Socialismo ita-  storia unitaria: “Il Paese ha oscillato, dal 1870 a d
 passato, alla prima parte della vicenda nazionale   gotenente del Regno (poi re di maggio) Umberto II il de-  liano”: “De Gasperi mi diceva: perché non facciamo la ri-  oggi, tra governi di tipo personale, come quello
 nata nel 1861 invece appartenevano Nenni e la   creto per l’elezione dell’assemblea costituente, nel 1945 né   forma agraria invece di dedicare tutti i nostri sforzi alla   di Depretis e di Giolitti, e dittature reazionarie
 sua incrollabile fede nella Repubblica, maturata   Togliatti né De Gasperi consideravano la Repubblica una   Repubblica? E io gli rispondevo che prima di tutto biso-  tipo Crispi e Pelloux, per poi consumarsi nella
 all’ombra di miti che all’inizio non si chiamaro-  priorità. Con il capo del Pci non erano mancate le scintille   gnava creare il nuovo Stato e soggiungevo che si poteva,   dittatura demagogica e nazionalista di Mussolini
 no, come per gli altri socialisti della sua genera-  nella primavera del ’44, durante i giorni della Svolta di Sa-  se si voleva, fare sia la Repubblica che la riforma agraria”.  e nella guerra che ne è stato l’epilogo. Le caratte-
 zione, Marx o Engels, o Proudhon, o Bernstein   lerno. Nenni subì l’abbandono della pregiudiziale antimo-  Cosa volesse dire con “dedicare tutti i nostri sforzi alla   ristiche di quasi ottant’anni di esperienze sono il
 (cui pure sarebbe approdato dopo) ma Giusep-  narchica consigliato ai comunisti da Stalin ma, nonostante   Repubblica” Pietro Nenni l’avrebbe dimostrato – fino al   monopolio regio della politica militare e estera,
 pe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. Il Generale,                        l’assenza di autogoverni e di iniziative dal bas-
 soprattutto, cui nell’età maura avrebbe dedica-                      so, il soffocamento delle autonomie comunali, il
 to  una  documentatissima  biografia  (oltretutto                    distacco tra Sud e Nord, l’appoggio dello Stato
 scritta meravigliosamente, perché l’autodidatta                      a forme parassitarie di economia agraria e in-
 Nenni è stato anche – e forse soprattutto – uno                      dustriale, l’abisso tra masse popolari e apparato
 dei più bravi giornalisti del Novecento). Il Ge-                     statale e conseguentemente il carattere paterna-
 nerale, che poco prima di morire, nel 1882 (il                       listico o camorristico dell’amministrazione e dei
 2 di giugno), aveva scritto: “La monarchia ca-                       rapporti sociali di classe. Tutta la nostra storia è
 drà, ingolfata nei vizi, nelle ingiustizie – nelle                   stata in queste condizioni un salto nel buio o nel
 depredazioni:  essa non merita  più il  rispetto                     vuoto, un seguito di avventure, un gioco d’az-
 della gente onesta. Sarà aborrita da quanti non                      zardo. La monarchia ha rappresentato l’elemen-
 scialacquano alla mensa sua. Padroni allora dei                      to catalizzatore delle forze più retrive e anche
 vostri destini, voi certamente proclamerete il                       quando ha voluto disincagliarsi dall’abbraccio
 governo normale delle genti: la Repubblica”.                         mortale della reazione, è ricaduta in quello che
 Nelle parole di Garibaldi Nenni si era ricono-                       può essere considerato il suo peccato originale,
 sciuto quando, poco più che ragazzino, aveva                         si è rivelata cioè come la sovrastruttura politica
 visto l’esercito regio schierato con i moschetti                     di interessi conservatori. Non sono quindi sol-
 e i cannoni contro la le barricate per il pane. E                    tanto le rovine materiali della guerra disseminate
 se il monarca dell’Eroe dei due mondi era stato                      attraverso la penisola ad accusare la monarchia:
 Vittorio Emanuele II, cioè il Savoia che aveva                       sono i risultati obiettivi di una esperienza quasi
 fatto l’Unità, i due che avrebbero attraversato la                   secolare che non lascia luogo ad appelli”.
 prima parte della lunghissima militanza politica                     Il voto del 2 Giugno gli diede ragione. Ma la
 del leader socialista si chiamavano Umberto I,                       Repubblica che Nenni aveva in mente nel ‘46
 cioè il sovrano delle cannonate di Bava Becca-                       non si è mai realizzata, se non per parziali “ag-
 ris contro la popolazione di Milano, e Vittorio                      giustamenti”, nell’esperienza storica italiana.
 Emanuele III, che si ricoprì d’ignominia per i                       Lui, il vecchio Pietro, però, si ispirava a Kant:
 vent’anni di complicità con la dittatura, le leggi                   “Fai quel che devi, accada quel che può”. Sem-
 razziali, l’assurda guerra e l’ancor più assurdo                     pre cosciente che, in ogni momento della Storia,
 immediato dopoguerra. La scelta repubblicana                         la lotta per un mondo migliore, indipendente-
 come opzione irreversibile si era ulteriormente                      mente dall’esito, rimane il principale fattore di
 rafforzata durante il lungo e sofferto esilio fran-                  miglioramento del mondo.
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