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 attualità
 le moto della Gilera occupano le prime   Questa prima fase del Made in Italy farà
 tre posizioni nella classifica del campio-  da matrice alle successive e si caratterizza
 nato del mondo, classe 500, conferman-  per molteplici fattori: la specializzazione
 do la qualità di un comparto che vedrà   delle aziende in tipologie merceologiche,
 l’affermazione di marchi come Augu-  Il Made in Italy   la produzione concentrata su base locale
 sta, Guzzi, Aermacchi e non solo. Allo   e diffusa soprattutto nel Centro-Nord
 stesso tempo la Vespa, lo scooter della   si articola lungo   del paese, un modello d’impresa fondato
 Piaggio, diventa sia un efficace mezzo di   sulla famiglia e sul basso investimento di
 trasporto sia un simbolo universalmente   tre fasi  capitale, la rapida crescita dell’iniziativa
 apprezzato del design italiano mitizzato   privata (tra la fine degli anni Sessanta e
 nel film Vacanze romane.  in continuità  i Settanta lo stock delle aziende passa da
 Questi esempi suggeriscono come pro-  490mila a oltre un milione di unità). Na-
 dotti meccanici quali le auto e le moto   l’una con l’altra   turalmente non è tutto rose e fiori. Il po-
 assumano un valore simbolico ben più   deroso sviluppo industriale su cui poggia
 importante del loro valore d’uso (spo-  seguendo  il rampante Made in Italy si paga con una   za del movimento operaio, dei sindacati e del PCI come una  do che arriva a oggi, sono gli italiani a entrare a passo di cari-
 starsi nello spazio). Le gare di Formula   drammatica emigrazione interna dal Sud   minaccia insopportabile al perpetuarsi del loro dominio sulla  ca dentro le merci. Il corpo glamour si impone come l’unico
 Unospettacolarizzano la tecnologia, ali-  un percorso  verso il Nord, bassi salari, l’autoritarismo   società.  modello di fisicità e come il principale oggetto di investimento
 mentano il mito della velocità e il pilota   padronale, il razzismo nei confronti dei   Indisponibile a qualsiasi compromesso, per il potere economi-  psichico. Fare di se stessi uno spettacolo permanente in grado
 si trasforma in un divo dello sport assi-  di crescita  meridionali,  la  cementificazione  incon-  co la crisi della grande industria è l‘occasione per prendere due  di suscitare universale ammirazione dipende da quanto si è di-
 milabile alle star del cinema. La società   trollata del territorio e lo spregiudicato   piccioni con una fava: mandare in soffitta il modello di produ-  sposti a spendere per il look e per ostentare consumi vistosi.
 dello spettacolo ha già preso forma e   incrementale  inquinamento dell’ambiente; si paga an-  zione fordista che tanti pericoli ha generato per il padronato  Nonostante l’ininterrotto susseguirsi di crisi economiche lo
 proprio in quegli anni l’industria cine-  che continuando a utilizzare lo sport e i   e vincere la partita politica contro i lavoratori, i loro rappre-  stile di vita fondato sulla ricchezza materiale diventa egemo-
 matografica italiana si svincola definiti-  dei suoi elementi   mezzi di comunicazione di massa come   sentanti politico-sindacali, le classi subalterne. Il Made in Italy  ne. In questo processo di definitiva affermazione della società
 vamente dal provincialismo del Venten-  strumenti per fabbricare consenso po-  sarà uno dei protagonisti di questo passaggio epocale. E lo sarà  dello spettacolo il Made in Italy ha alleati di ferro: la stampa,
 nio: Anna Magnani, Sophia Loren, Gina   di fondo  litico. Il tutto all’interno di una demo-  agendo su un doppio binario: uno economico, l’altro culturale.  l’onnipresente pubblicità, il divismo cine-televisivo, l’industria
 Lollobrigida, Claudia Cardinale (tanto   crazia bloccata che esclude le sinistre   Sul binario economico inventando i distretti industriali. Luo-  musicale, il soft power statunitense, l’economia insegnata nelle
 per ricordare qualche nome) competono   dal governo nazionale. Entriamo nella   ghi di produzione fondati su una PMI in grado di rispondere  scuole e nelle università realizzando una combinazione così
 ad armi pari con le dive hollywoodiane.   conflittuale epoca del benessere: il ceto   in maniera flessibile alle fluttuazioni della domanda, specializ-  ben coordinata da far invidia alle dittature degli anni ’30.
 Allo stesso tempo la merce fa bella mo-  medio e il movimento operaio si irrobu-  zata in una delle fasi del processo produttivo per poi vendere  La terza fase del Made in Italy, dal 2000 a oggi, solleva nuovi
 stra di sé alla Fiera Campionaria di Mi-  stiscono come non mai, il consumismo   i propri prodotti ad altre imprese della filiera, orientata verso  interrogativi. Dal 2010 nei settori tessile, abbigliamento e cal-
 lano, tra le più importanti del mondo,   diventa un generalizzato modo di essere   produzioni ad alto contenuto di conoscenza, design e creati-  zaturiero bastano due fasi della lavorazione svolte nel nostro
 mentre consolidano la loro vocazione  Negli anni ’50  e di vivere contro cui si leva la critica di   vità. Questo modello ha permesso di recuperare centinaia di  paese per dichiarare i prodotti Made in Italy. Per alcuni si tratta

 internazionale quelle di Torino, Verona   pochi intellettuali.  migliaia di posti di lavoro bruciati di anno in anno dalla grande  di una truffa, per altri no. Ma soprattutto occorre tenere pre-
 e Bari.  il nostro paese  Giungiamo così alla seconda fase del   industria sempre più in crisi e con le sue merci ha costituito una  sente che a fare da argine alle slavine economiche degli ultimi
 Per molti aspetti siamo ancora all’in-  Made  in  Italy,  i  cui  tratti  più  significa-  voce decisiva delle nostre esportazioni permettendo un surplus  vent’anni (deindustrializzazione e grande recessione) è stato
 fanzia del Made in Italy ma il corpo si  è tra i primi  tivi permangono ancora oggi. Durerà   commerciale che consentiva e consente tutt’oggi all’Italia di  il Made in Italy. Il quale, insieme alla finanza e alle industrie
 è formato, la crescita sarà vertiginosa   all’incirca fino al 2000 e trasformerà in   finanziare l’acquisto di energia e materie prime. E’ necessario  della comunicazione e dell’informazione, ha dato vita a una
 e continua fino a oggi pur tra profon- in Europa  Made in Italy in un marchio planetario   aggiungere che in numerosi comparti le PMI fanno largo uso  neoborghesia che ha sostituito le vecchie élite industriali e oggi
 de trasformazioni. Durante gli anni ’50   contraddistinto da qualità, ingegno e cre-  del lavoro nero e sottopagato, a cottimo e a domicilio mentre  è in larga parte al comando della società italiana. Ancora una
 l’abbigliamento italiano sbarca negli Stati  in termini  atività delle nostre eccellenze artigianali e   praticano una notevole evasione fiscale, solo parzialmente giu-  volta però è cambiato il panorama socio-economico perché le

 Uniti aprendo la strada a quella dimen-  industriali in quattro settori:abbigliamen-  stificata da un fisco obiettivamente iniquo.  crisi del capitalismo sono senza fine. In un‘Europa impoveri-
 sione produttiva che successivamente- di ricostruzione   to-moda, arredo-casa, alimentari-vini,   Sul binario culturale il Made in Italy trionfa sul piano inter-  ta sotto ogni profilo le luccicanti immagini della società dello
 diventerà la regina del Made in Italy: la   automazione-meccanica. Però nell’arco   nazionale negli anni ’80, il decennio che vede affermarsi su  spettacolo sopravvivono a se stesse e il Made in Italy non si
 moda. Per di più le nostre industrie tes- nazionale dopo   di questi anni muta radicalmente lo sfon-  scala mondiale la controrivoluzione politica e la restaurazione  coniuga più con l’idea di futuro fondato sul progresso né sul
 sili si espandono rapidamente producen-  do economico su cui aveva preso slancio   culturale dell’élite economica  dopo i pericoli corsi negli anni  benessere diffuso né sul “vivere bene”. E’ schiacciato su un
 do persino per paesi come l’Inghilterra,  le devastazioni   la piccola e media impresa (PMI) a con-  ’60 e ’70. I grandi marchi dell’abbigliamento-moda e dell’ar-  presente in cui si vive male: la ricchezza si concentra sempre

 che  pure nel  settore  vantava  un’antica   duzione familiare. Da un lato, la grande   redo-casa promuovono il “vivere bene” e il “vivere italiano”,  più nelle mani di pochi, la disoccupazione giovanile è un feno-
 tradizione. Acquistano una dimensione  della Seconda   industria  – pur largamente assistita dal-  diventano sempre più globali e fanno del lusso alla portata di  meno di massa, il lavoro è precario, la vita quotidiana un infer-
 via via più internazionale le produzioni   lo Stato – inizia a perdere colpi a causa   tutti l’espressione dell’umana felicità: ci si indebita per i capi  no di preoccupazioni e il domani è all’insegna dell’incertezza
 di qualità come quelle delle ceramiche,  guerra mondiale  degli shock petroliferi, dell’aumento dei   d’abbigliamento, gli accessori firmati, i complementi d’arredo.  se non della paura. La moda, il glamour e il consumismo sono
 delle macchine da scrivere e delle calco-  costi  di  produzione,  della concorrenza   E se proprio non si può si ricorre a marchi contraffatti, ai saldi  ottimi narcotici per contenere l’angoscia generalizzata. Ma se
 latrici  mentre  cresce  significativamente   dei paesi emergenti e della volatilità dei   e ai prodotti meno costosi. Se nella prima fase del Made in  un giorno non dovessero bastare più è probabile che a subirne
 l’esportazione dei nostri prodotti agri-  tassi di cambio. Dall’altro, il grande pa-  Italy merci quali il frigorifero, l’automobile e la TV entrarono a  le conseguenze sarà proprio quel ceto medio formatosi all’in-
 coli.  dronato e il governo avvertono la for-  passo di carica nelle case degli italiani, da allora, in un crescen-  segna del Made in Italy.
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