L’INTERVENTISTA

L’INTERVENTISTA

 

Maggio 1915:  l’Italia entra in guerra. Nenni è per l’intervento e parte volontario: la sua decisione matura in carcere ed è espressa nell’articolo del 6 settembre 1914 dal titolo «Vogliamo la guerra perché odiamo la guerra», che riuscì a far giungere al «Lucifero» grazie alla complicità di un secondino. Per il rifiuto di prestare giuramento al Re viene spedito in carcere. Sollecita l’intervento del Ministro repubblicano Barzilai, chiedendogli di essere inviato al fronte. È ammesso al corso allievi ufficiali e supera con ottima votazione I’esame finale. La promozione è importante anche per aiutare la famiglia, ma «le informazioni sfavorevolissime intorno ai precedenti politici del sergente Pietro Nenni hanno vietato al Ministero di far luogo alla nomina ad Ufficiale».

Autunno del 1916: un barile di polvere da sparo esplode vicino all’osservatorio di Nenni. All’ospedale di Udine è curato per un forte trauma e poi inviato a casa in convalescenza.

1917: durante la convalescenza, assume la direzione del «Giornale del Mattino» di Bologna, che riprenderà dopo la guerra, fino al giugno 1919. Nell’ottobre del 1917 Lenin prende il potere il Russia. Dopo la rotta di Caporetto, chiede di tornare in prima linea.

1919: Si apre a Parigi la Conferenza della pace. Per Nenni il 1919 è un anno di crisi ideale e politica. Matura la sua adesione al movimento socialista. A novembre si svolgono le elezioni politiche con il successo dei socialisti e popolari.

1920:  Nenni inizia per «Il Secolo» l’attività di inviato speciale all’estero; l’esperienza più importante è il viaggio al seguito della missione in Caucasia guidata dal senatore Ettore Conti, con finalità commerciali e politiche, che permette a Nenni di venire a contatto con il mondo sovietico. Lascerà il giornale il 9 dicembre 1920. Si dimette dal Partito Repubblicano dopo una crisi iniziata già da un paio di anni.