L’impazienza di Pietro Nenni per il Natale in famiglia

L’impazienza di Pietro Nenni per il Natale in famiglia

-di ILARIA COLETTI-

A dieci giorni circa dal natale ho deciso di pubblicare un documento che potesse in qualche modo fare riferimento a questo periodo. Rovistando tra le infinite carte, ancora inedite, di Pietro Nenni ho trovato due lettere molto personali che il politico scrisse alla figlia Eva detta Vany tra la fine di ottobre e la fine di dicembre del 1968. In entrambi i documenti Nenni si trova a Formia tormentato dalle “amarezze” della vita politica: nel primo caso dovute alla grave sconfitta che il PSU registrò alle elezioni del 19 maggio 1968 in cui perse 29 seggi alla Camera e 12 al Senato; nel secondo caso dovute alle responsabilità che il nuovo ruolo come Ministro degli Esteri gli assegnava. Da queste poche parole capiamo quanto tutto ciò lo abbia segnato e quanto sia stato tentato di abbandonare il lavoro di una vita mancandogliene però il coraggio. Ma sappiamo tutti quanta rilevanza abbiano avuto per Pietro Nenni la politica, il partito e il nostro paese; cosa quest’uomo abbia sacrificato e subìto, procedendo sempre a testa alta, negli anni. Meno sappiamo sulla sua vita intima, sui suoi affetti essendo stato una persona particolarmente riservata su questi aspetti. Fortunatamente in queste lettere cogliamo uno spiraglio in questa riservatezza, spiraglio che ci fa emergere un Nenni impaziente di trascorrere le feste in famiglia, ma soprattutto un marito che piange ancora la dipartita della propria moglie e sente sempre più forte la sua mancanza.

Concludo con le parole che il nostro protagonista disse al momento della morte di Carmen: ‹Sono come inebetito. Siamo uniti da sessant’anni, sposati da cinquantacinque. È la prima donna che ho conosciuto appena uscito da quel penitenziario che fu per me l’orfanotrofio. La prima donna che ho amato, la sola…E adesso, che cosa sarà di me, di noi?

 

Formia 31 ottobre 1968

(triste anniversario!)

 

Cara Vany,

sono a Formia da avanti ieri e ci starò fino al 5 novembre.

Il silenzio è la migliore cura delle mie amarezze. Amarezze non perché ho perduto una battaglia politica (questo lo sapevo fin dal 19 maggio), ma perché risultano ingovernabili sia il partito sia il paese. Con quali conseguenze?

Lo vedremo di qui a tre mesi o a sei. E se io potessi, di qui ad allora, starmene a Formia ad attendere dai fatti la conferma o la smentita della mia linea politica, sarei del tutto tranquillo. Perciò avrei voluto non entrare nel nuovo comitato centrale, e non ho potuto farlo proprio di fronte all’insurrezione morale dei compagni più fedeli. Perciò vorrei ora rimanere all’‹écout›, ma non so se ci riuscirò.

Che bello darsi a qualche buona lettura e alla redazione delle mie memorie, o meglio delle mie testimonianze sul nostro tormentato secolo! Farò il possibile perché sia così.

Ho sentito che Claudine deve imporsi il sacrificio di una levataccia per andare a scuola a Milano. Tu lo facevi per andare a lavorare a Mautes (se ricordi bene). Comunque un anno scolastico è corto e in definitiva è meglio così.

Bisognerà cominciare a pensare a Natale e Capo d’Anno. Che desiderano Claudine e J. P.? E l’uno o l’altro (o tutti e due) sarebbero disponibili per un Natale a Roma o a Formia?

Io spero di poter venire presto a Lugano e intanto ti abbraccio e vi abbraccio tutti.

 

 

 

Formia 29 dicembre 1968

 

Cara Vany,

sto trascorrendo a Formia un periodo che purtroppo non è di riposo. Non lo è perché sono sommerso dalle carte del ministero.

Mi accorgo adesso di quanto sarebbe stato meglio filare per la tangente. Me ne mancò il coraggio di fronte al vuoto che mi si prospettava. Ma non credo che ce la farò per molto tempo.

Ho passato Natale con Danièle e i pronipoti, veramente deliziosi. Ho sentito molto l’assenza tua, di Jacques, di Claudine, di Jean Pierre. Ma ho sentito ancor di più l’assenza definitiva della mamma. La sera di Natale ho trovato il riflesso del mio stato d’animo in una frase letta in un romanzo francese. Pressappoco così: ‹Andate, andate! So bene che la vita continua anche se la mia “vecchia” se n’è andata›. La “vecchia” era la moglie e chi parlava era un vecchio contadino. Helas!

Qui a Formia ci sono Giuliana, Luciana, Maria Vittoria e Cesare. Pier Luigi è a Crans.

Spero tu ti possa riposare un poco visto che i figli sono in montagna. Io vorrei andarci in febbraio, ma temo che non possa essere possibile.

Intanto anche qui fa molto freddo e ieri sera eravamo sotto zero.

Auguri a te, a Claudine e Jean Pierre (dei quali non ho l’indirizzo), a Jacques un sereno 1969, (sereno è meno di felice, ma la serenità – che io non ho – è l’anticamera della felicità).

Un abbraccio